Gennaro Pancaldi

Gennaro Pancaldi faceva il DJ in una piccola radio di Borgo Panigale. Era bravo, era bello era un indipendente, un reazionario, uno di quelli che non le manda a dire a nessuno. Ma non gli bastava fare il DJ: voleva andare in TV.

E Gennaro Pancaldi ci riuscì: fece la TV; non quella TV che guardano tutti, ma quella che va in onda alla notte, in concorrenza col monoscopio e le donne nude sulle reti locali.

Un giorno Gennaro decise di andare all'estero. Trascorse mesi in una grigia e fumosa metropoli, facendo il corrispondente per un giornale di fumetti.

Nella metropoli conobbe Petronio Turatti un italiano immigrato, colui che sarebbe diventato la sua guida spirituale.

Petronio di mestiere faceva il consulente aziendale.

Petronio ogni mattina si alzava alle sette; faceva colazione alle sette e un quarto, si infilava i pantaloni grigi, la camicia grigia, la giacca grigia, la cravatta grigia prendeva lo scooter grigio e usciva di casa confondendosi con lo sfondo della metropoli. Grigia.

Petronio però era ricco, rispettato, potente: aveva fatto i corsi da manager, i corsi di empowerment, i corsi di creative-mistic-human-resourcing, lui.

Sapeva condurre la squadra, era un leader, sapeva come comandare il gruppo e tenerlo compatto fino alla meta.

Sapeva comunicare. «Raggiungere l'obiettivo», diceva, «è la nostra mission, la nostra vita.» «Dobbiamo arrivare, oppure morire!»

Gennaro Pancaldi conobbe Petronio ad un aperitivo trendy delle sette e mezza, di quelli dove vanno i manager usciti dal lavoro.

Si incontrarono in uno di quei bar con le sedie d'acciaio, i tavoli in nichel, il bancone cromato, i faretti bianchi e le pareti azzurre che sembra di stare in sala operatoria; uno di quei bar dove un bicchiere di ghiaccio costa dieci euro; uno di quei bar dove si sente a casa propria chi è abituato a vivere in ufficio.

Petronio Turatti travolse Gennaro Pancaldi col suo eloquio, lo annichilì con la sua ostentata sicurezza, appiattì le sue onde cerebrali a colpi di programmazione neurolinguistca.

Gennaro Pancaldi desiderò da subito diventare come lui, e lo divenne.

Impiegò un anno, trentamila euro in master in management, ottocento ore di PNL, dodici settimane di personal empowerment, un abbonamento alla rivista Millonaire ed uno a Men's Health.

Gennaro Pancaldi si scialacquo tutti i risparmi, ma divenne consulente. "Non ho sperperato", pensava "ho investito su me stesso".

Gennaro si trasferì a Milano, dove cominciò a tenere corsi di formazione e lezioni sull'importanza del denaro come strumento di liberazione, sul potere creativo scaturente dalla ricchezza, sull'importanza di essere leader di una squadra di fedeli servitori e sull'importanza di diventare grandi uomini grazie alla propria capacità di produrre ricchezza.

Gennaro Pancaldi divenne famoso, e gli fu chiesto di scrivere articoli per un importante rivista nazionale.

In un articolo Gennaro scrisse: “E' importante per un leader essere circondato da gregari fedeli che lavorano assiduamente per lui, senza contraddirlo mai, senza mai metterlo in discussione ostacolando così la sua geniale creatività. Come in una squadra di calcio tutti giocano per agevolare gli sprazzi geniali del grande campione, così deve accadere in un'azienda sana, cha ambisce ad essere al top nel proprio settore”.

Quando Duilio Pancaldi, padre di Gennaro, da sempre metalmeccanico alla Ducati di Borgo Panigale, su suggerimento della moglie Loride, lesse questo articolo, si prese mezza giornata di ferie per andare a Milano a trovare suo figlio.

Duilio raggiunse Gennaro nel suo loft milanese recuperato da un vecchio stabile industriale arredato Ikea ed immediatamente lo incalzo con marcato accento emiliano:

«Ve' Gennaro, che lavoro è che fai te qui a Milano?» «Fai le consulenze e scrivi sui giornali eh?» «Ma un lavoro serio?»

«Babbo», rispose Gennaro, «sinceramente ritengo sia difficile per un umile operaio, seppur dipendente di una grande azienda, comprendere le dinamiche...».

« 'scolta belo», lo interruppe bruscamente Duilio agitandogli minacciosamente il dito indice sotto il naso, «con lo stipendio dell'umile operaio ti ho mantenuto quando eri all'estero a cazzeggiare, e ti ho pagato trentamila euro di master meneger!».

«Anzi, ti dirò di più: adesso sai cosa fai te?» proseguì Duilio afferrando saldamente un orecchio di Gennaro, «te vieni con me a Borgo Panigale a lavorare alla Ducati, che un posto te lo facciamo saltare fuori.»..

«Hai finito di fare la bella vita qua a Milano!»

Gennaro diede fondo a tutte le sue risorse mentali ipersviluppate dai corsi di empowerment e tentò di rispondere al padre ma:

«Io torno a casa», tagliò corto Duilio continuando a stringere l'estremità uditiva di Gennaro, «vedi di venire anche tu, se no vado via con l'orecchio!»

Il carisma di Gennaro, acquisito grazie ad intense e costose sessioni di PNL, evaporò in un istante davanti dalla severità e alla stretta del padre.

Molto tempo dopo, all'età di quarantadue anni, Gennaro era diventato capoprogetto del prototipo della frizione della Ducati (sempre comunque molto dura da tirare); amava intrattenere i nuovi dipendenti, quando li incontrava in sala mensa all'ora di pranzo, con le storie di quando lui metteva i dischi in radio, e di quando studiava da manager e faceva empowerment.

Dieci anni di lavoro metalmeccanico lo avevano cambiato molto. In dieci anni di lotte sindacali aveva colto le molte sfumature dell'esistenza umana .

Ogni tanto pensava al suo amico Petronio Turatti, che dopo lo scoppio della bolla della New Economy, aveva aperto una baracca per gli hot dog, laggiù nella metropoli.



Eraclio Scannavacca - Poeta visionario, narratore e contadino

Commenti

MuS@ ha detto…
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
MuS@ ha detto…
Carissimo Eraclio, tra tutti i tuoi post trovo questo (che a quanto ho capito e' il primo) il piu' interessante. Io la prima volta che mi sono messo a scrivere nella mia vita l'ho fatto di getto, senza pensare. Ed infatti e' uscito tutto il mio vero io. Spaventoso eh? Grazie. Lo so. E ne vado fiero.

P.S. chissa' se vedrai questo commento, visto che e' in fondo!

P.P.S. Che casino ho fatto coi commenti (tipico comportamento MuS@), perdonami, sono nuovo!

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